Trw, l’azienda rallenta sulla chiusura

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Report di David Di Luca

Si apre uno spiraglio, per quanto piccolo, per la Trw. Dopo la tensione di ieri, con occupazione della sede di Confindustria da parte dei lavoratori, l’azienda ha deciso di rallentare sulla chiusura dello stabilimento di Livorno In programma per il 29 ottobre alle 18 un tavolo al ministero tra azienda, governo e sindacati. L’azienda impiega 413 lavoratori, che considerando anche l’indotto diventano 500.

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Irap, Gemignani (Confindustria Livorno), “va ripensata”

Di Marco Ceccarini, Fonte: www.costaovest.info

La crisi “morde” ancora con violenza  ed il territorio provinciale risulta sempre più a rischio di deindustrializzazione: “Molte delle nostre imprese si trovano in particolare difficoltà, strette da una domanda interna in continuo calo e da una richiesta di dilazioni di pagamento da parte dei clienti, a cui si aggiungono la difficoltà di accesso al credito ed un patologico ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e delle aziende di servizio”, commenta Andrea Gemignani, Presidente di Confindustria Livorno.

“In questo momento è fondamentale individuare misure rapide e concrete anche di natura straordinaria; per questo chiediamo interventi urgenti sul piano fiscale ed in particolare sulla famigerata IRAP“. Gli industriali puntano il dito sull’imposta regionale e sulle numerose anomalie della sua struttura. Continua Gemignani: “Per parlare adeguatamente dell’IRAP, facciamo chiarezza una volta per tutte e vediamo in dettaglio la natura di questa imposta”. “L’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, come indica il nome è dovuta da coloro che producono valore, imprese e professionisti,  e si aggiunge alla normale tassa sull’utile lordo, di fatto duplicandola, sebbene su una “base imponibile” diversa. E’ stata introdotta dall’ex Ministro delle Finanze Visco per finanziare la spesa sanitaria regionale, in sostituzione di altre imposte.

L’IRAP deve essere pagata anche se l’impresa è in perdita, è indeducibile dalle altre imposte, tassa il rendimento dei fattori produttivi, risorse umane comprese, rendendoli ancor meno competitivi e deve essere pagata anche sugli interessi passivi. Ma quel che è peggio, l’IRAP è una peculiarità tutta italiana, dato che l’imposta non ha riscontro in nessun altro paese dell’Eurozona. Prosegue Gemignani: “In più occasioni ho sottolineato che l’imposta regionale mostra tutte le sue incongruenze proprio in questo particolare momento di crisi: drena risorse vitali per il sistema imprenditoriale, perché è dovuta paradossalmente  anche dalle imprese con i bilanci in rosso e fortemente indebitate o con una forte incidenza di costi per il personale.

Per molte aziende in difficoltà nell’accesso al credito bancario, l’Irap rappresenta un appesantimento inaccettabile, che può tramutarsi in un vero e proprio colpo di grazia in situazioni di bassi o addirittura assenti margini di redditività”. Il finanziamento di un bene comune come la salute, si associa ad una gabella che amplifica i disagi di un sistema imprenditoriale già piegato dalla recessione: il maggior costo degli interessi passivi dovuto al credit crunch ed alla recessione, diventa un maggior costo fiscale, perché l’IRAP si applica anche su di esso. Inoltre rende meno facili gli investimenti esteri in Italia e penalizza chi offre maggiori e migliori occasioni di lavoro, perché grava sul costo del personale.

“Più volte abbiamo detto”, conclude Gemignani, “che la fase economica che stiamo attraversando esige azioni all’insegna di due parole d’ordine: concretezza e tempestività. E’ necessario avere il coraggio di fare scelte difficili perché non possiamo più permetterci di avere un’imposta che nessun altro Paese al mondo adotta”.