Di Massimo Masiero, www.costaovest.info
Non era sfuggito agli osservatori attenti che la situazione politica della città, e segnatamente quella delle giunte di sinistra che l’amministrano, si stava deteriorando sempre di più. Troppi i puntigliosi battibecchi, le polemiche dapprima velate e poi vere e proprie sciabolate, troppi i contrasti tra assessori e gruppi politici. La Provincia ha evitato che la realtà si deteriorasse maggiormente, anche se non sono mancati gli attacchi al suo presidente Giorgio Kutufà, sempre sotto il mirino degli incontentabili e dei mal sopportatori della sua presidenza.
In Comune invece la crisi è arrivata puntuale dopo tutta una serie di manifeste insofferenze e rivalità puntigliose, tra i troppi galli del pollaio di una squadra di assessori, alcuni dei quali (mentre alcuni colleghi stanno bene operando) mal si sopportano e sembrano essere stati negli ultimi tempi più impegnati a litigare tra di loro che ha guardare con occhio attento e lungimirante alle tante cose da fare per la città, che non vive uno dei periodi migliori, bersagliata da una crisi annosa e dai tagli del governo centrale, che ne ridimensiona le attività e riduce le prospettive.
Il sindaco Pd Alessandro Cosimi ha cercato di mediare fin che ha potuto, ma poi ha dovuto far buon viso a cattiva sorte sull’utilizzo dei tredici ettari del parco Ceschina, un’area a fianco dell’ippodromo Caprilli sul lungomare ardenzino, da utilizzare al meglio con un’apposita variante al piano strutturale della città. Ha così accettato le dimissioni dell’assessore alla governance e alle società partecipate Claudio Ritorni, che aveva una diversa opinione sull’utilizzo dell’area (beauty farm e chalet per rivitalizzarla e renderla sempre più appetibile) rispetto a quella della collega alla programmazione del territorio Paola Bernardo, che avrebbe preferito, il condizionale è d’obbligo, una prevalenza del parco a verde attrezzato con giochi e divertimenti.
Si sarebbe trovata in linea con l’assessore ai trasporti e alla mobilità Maurizio Bettini, che invitò nelle scorse settimane i livornesi a preferire la bicicletta lasciando le auto a casa, di fronte al taglio delle linee del trasporto pubblico, in una città di 160mila abitanti di cui buona parte ultrasessantacinquenni. Anche le richieste e le avances dei partiti sugli indirizzi di giunta si sono fatte sempre più insistenti: Sel, sinistra e libertà, e Italia dei Valori, quest’ultima a sua volta dilaniata dalle polemiche interne tra vicesindaco e segretario.
Un continuo battibeccare che ha sfiorato la rissosità e l’emulazione ad alzare i toni che è sembrato, a volte, più il voler farsi notare che il costruire. Non è stato facile per il sindaco tenere a bada i contendenti, anche perché Cosimi, impegnato a livello regionale e nazionale con l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni d’Italia, avrebbe meritato una giunta più “coesa” al suo interno. Senza contare che nel Pd i malumori si sono fatti sempre maggiori per il difficile momento del partito, le incomprensioni tra vertici e iscritti, il lavoro dei nuovi segretari, che più volte hanno dimostrato di non aver peli sulla lingua nell’affrontare una realtà provinciale non facile e dover confrontarsi con esponenti ambiziosi della vecchia e nuova guardia.
Per Alessandro Cosimi è giunto il momento di fare chiarezza una volta per tutte. Ha deciso di congelare tutte le deleghe degli assessori. Si è preso una settimana di tempo per portare a termine il giro di consultazioni con il suo partito, i gruppi politici di maggioranza, i capigruppo del Comune e gli iscritti. Poi sabato prossimo deciderà per il rimpasto di giunta, ormai necessario, ma essenzialmente per fare il puntosulle priorità da affrontare e per risolvere una crisi alimentata anche dalle troppe “ripicche” tra personaggi, che mal si sopportano e finiscono per dare un esempio non esaltante da chi si aspetta che la città abbia una guida sicura, intelligente e di ampio respiro perché è il momento di poche ma chiare idee per il futuro, che si merita fino al termine dell’attuale legislatura.